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Acqua: quanto occorre bere in terapia conservativa

A cura della Prof.ssa Annalisa Noce, Professore Associato di Nefrologia presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e della Dott.ssa Giulia Marrone, Dietista e Assegnista di Ricerca presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Le alterazioni del metabolismo dell’acqua e del sodio che si osservano in corso di MRC sono in parte responsabili dell’aumento dei valori di pressione arteriosa che si osserva nei pazienti nefropatici. Infatti, con la MRC il rene perde progressivamente la capacità di eliminare il sodio introdotto con l’alimentazione, ciò comporta una contestuale ritenzione di liquidi che può causare un aumento del peso corporeo. Inoltre, l’accumulo di liquidi è una ulteriore causa dell’ipertensione arteriosa.

Generalmente, ai pazienti affetti da malattia renale cronica viene consigliato di seguire il proprio “senso di sete”. Non sempre però è giusto dare questo consiglio, ad esempio in virtù della possibile alterazione del meccanismo della sete che si può osservare soprattutto nei pazienti anziani.

Inoltre, l’acqua in particolari situazioni può diventare un vero e proprio strumento terapeutico da dover gestire scrupolosamente: ad esempio nel paziente che soffre di calcolosi renale; infatti, non si consiglia la quota di acqua da dover bere, piuttosto si raccomanda di mantenere un adeguato volume di diuresi ossia essa deve aggirarsi sui 2 lt/die.

Un altro esempio può essere rappresentato dal paziente affetto oltre che da malattia renale cronica, anche da scompenso cardiaco congestizio. In questo caso limitare l’assunzione di acqua (ad esempio bere al massimo 1 litro di acqua al giorno) può dimostrarsi uno strumento decisivo nella gestione clinica del paziente.

Pertanto, in linea generale si consiglia di seguire il proprio senso di sete, ossia di introdurre circa 1,5 lt di acqua al giorno, oligominerale con un basso residuo fisso (ossia compreso tra 50 e inferiore a 500mg/L) e di frazionarla bene nell’arco della giornata, evitando di bere la maggior parte dell’acqua ai pasti principali.

Se il paziente dovesse sperimentare notevole difficoltà a raggiungere questa quota di acqua giornaliera, sarebbe possibile aiutarsi anche con tè e tisane senza zuccheri aggiunti.

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