A cura della Prof.ssa Annalisa Noce, Professore Associato di Nefrologia presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e del Prof. Attilio Parisi, Magnifico Rettore e Professore Ordinario di Metodi e didattiche delle attività motorie presso l’Università degli Studi di Roma Foro Italico.
Per sarcopenia si intende quella condizione clinica caratterizzata dalla perdita della forza muscolare, della massa muscolare e, nei casi più severi, anche dalla riduzione della performace fisica. Tale condizione nella popolazione generale è legata all’ invecchiamento e affligge circa il 5-13% della popolazione geriatrica tra i 60 e i 70 anni mentre nei pazienti affetti da MRC, tale percentuale sale al 49,1% ossia colpisce 1 paziente su 2. Per diagnosticare la sarcopenia uremica abbiamo a disposizione diversi strumenti, nello specifico, per la forza muscolare il dinamometro che valuta la forza di presa dell’arto dominante superiore, per la massa muscolare, l’esame di riferimento è la TC, ma essendo di difficile esecuzione si può utilizzare l’ecografia del muscolo della coscia, il quadricipite femorale, infine per la perfomance fisica utilizziamo una serie di test funzionali tra cui il test del cammino dei sei minuti. Tra i fattori legati alla MRC che possono causare la sarcopenia uremica consideriamo: l’acidosi metabolica, il deficit di vitamina D, lo stato infiammatorio cronico, l’insulino-resistenza, la sedentarietà e l’insufficiente apporto proteico-calorico rispetto al fabbisogno dell’individuo.
L’attività fisica è in grado di determinare effetti positivi su molte patologie e anche sui pazienti che soffrono di MRC intervenendo anche sui parametri funzionali come la velocità di deambulazione e la forza espressa attraverso l’hand grip che rappresentano fattori prognostici di una delle complicanze di questa patologia che è la sarcopenia uremica. Per far sì che il protocollo di allenamento sia il più efficace possibile deve essere adattato al paziente ed al suo stato di salute. Le linee guida ci suggeriscono come in questa tipologia di pazienti l’allenamento contro resistenza, mirato all’incremento della forza e dell’ipertrofia muscolare, possa essere efficace e protettivo in questi pazienti. I nostri studi hanno anche evidenziato come questa tipologia di allenamento possa avere un effetto anabolico superiore se eseguita in concomitanza con la somministrazione di supporti nutrizionali, aumentando anche la sensibilità e la reattività all’insulina, la forza muscolare, la potenza e le prestazioni fisiche. Secondo l’Exercise & Sports Science Australia (ESSA), si consiglia di eseguire 8-10 esercizi multiarticolari per ogni sessione di allenamento, due volte alla settimana e con un’intensità del 60-70% della ripetizione massima del paziente. Il volume e l’intensità devono essere aumentati gradualmente e adattati alle necessità del paziente. Tuttavia, il solo allenamento di forza non è in grado di migliorare in modo significativo la capacità aerobica, e di conseguenza il profilo cardiovascolare dei pazienti affetti da malattia renale cronica. Per questo motivo la nostra esperienza ci consiglia di combinare l’allenamento di forza con l’allenamento aerobico in modo da indurre non solo miglioramenti della composizione corporea, della forza muscolare e del volume del muscolo quadricipite ma anche della fitness cardiovascolare di questi pazienti e più in generale della loro qualità di vita. Anche nei pazienti dializzati, l’attività fisica adattata è in grado di aumentare la capacità aerobica, la forza e la potenza muscolare, nello specifico gli esercizi effettuati durante la dialisi sembrerebbero favorire il metabolismo proteico, la capacità di rimozione delle tossine e conseguentemente l’efficienza dialitica. Con questa tipologia di pazienti bisogna prestare particolare attenziona all’intensità degli esercizi proposti, sia di tipo aerobico che di forza, in quanto dal punto di vista clinico, la popolazione dialitica è costituita da pazienti fragili e sedentari che hanno notevoli comorbilità quali osteoporosi, anemia, scompenso cardiaco etc.
Dal punto di vista nutrizionale, l’approccio “vincente” per contrastare la sarcopenia uremica è rappresentato da una dietoterapia caratterizzata da un contenuto proteico adatto alla funzione renale del paziente. Infatti, noi nutrizionisti abbiamo a disposizione differenti approcci nutrizionali da poter utilizzare nel paziente affetto da MRC. La dietoterapia va sempre personalizzata perché non è sempre necessaria una “drastica” restrizione proteica come accade nelle diete ipoproteiche o addirittura nelle diete fortemente ipoproteiche supplementate. Un ulteriore vantaggio delle diete a contenuto proteico controllato è rappresentato dal fatto che esse contrastano efficacemente la perdita di massa muscolare, andando a garantire in qualsiasi caso la quota proteica necessaria a contrastare il fenomeno della sarcopenia uremica.
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