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Come influisce il supporto di un professionista nella gestione quotidiana dell’alimentazione della MRC

A cura della Dott.ssa Acquaviva, dietista specializzata nella gestione della malattia renale cronica.

Il professionista può influire positivamente il paziente per garantire l’aderenza alla dietoterapia. Al fine di ottenere la massima compliance nutrizionale, il professionista deve essere in grado di instaurare una sorta di alleanza terapeutica con il paziente, puntando a definire bene e sin da subito in cosa consiste il trattamento dietetico nutrizionale, quale tipo di supporto può fornirgli e quale obiettivo o risultato si vorrà ottenere. Il miglior strumento attualmente utilizzabile è il counseling nutrizionale. Quest’ultimo punta a superare le maggiori difficoltà che i pazienti riscontrano quando si trovano di fronte ad un cambiamento del proprio stile alimentare.

Per realizzare una comunicazione proficua e costante nel tempo, la consulenza nutrizionale tradizionale effettuata dal dietista, che analizza le abitudini alimentari, lo stile di vita e qualsiasi altra informazione relativa alla valutazione dello stato nutrizionale del paziente, deve essere affiancata da un mezzo di comunicazione rapido, professionale e di facile accesso attraverso il quale il paziente può far riferimento in caso di dubbi e perplessità. Sarebbe auspicabile che il SSN incrementi i servizi di nutrizione sul territorio e investa in telemedicina, per favorire la continuità assistenziale anche attraverso visite smart e a distanza con i pazienti e frequentemente anche con molti caregivers.

Inoltre, è importante che in ogni valutazione di follow up, il professionista non scoraggi eccessivamente il paziente che non è riuscito ad aderire perfettamente al piano nutrizionale, ma deve sforzarsi di promuovere un dialogo costruttivo che individui le criticità, valorizzi i progressi raggiunti anche se minimi, che ribadisca concetti o conoscenze poco chiare e che sia disposto a proporre una nuova strategia nutrizionale, consapevole della difficoltà di convivere con una patologia che sarà sempre cronica.

In conclusione, un buon counseling nutrizionale dovrebbe promuovere la consapevolezza, la motivazione e la formazione del paziente per raggiungere e mantenere nel tempo l’outcome terapeutico desiderato.

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