A cura del Dott. Pietro Cirillo, medico nefrologo presso il Policlinico di Bari, e della Dott.ssa Gloria Rana, dietista specializzata nella gestione nutrizionale della malattia renale cronica.
Per lungo tempo, gli alimenti vegetali, soprattutto quelli ad alta densità proteica come i legumi, sono stati fortemente stigmatizzati nella dietoterapia in nefrologia a causa dell’alto contenuto di potassio, a discapito del loro apporto di fibra, vitamine e altri sali minerali. I pazienti, a lungo sottoposti a restrizioni dietetiche, lamentavano spesso una scarsa palatabilità della dieta e difficoltà nel seguire un regime dietetico cronico che fosse poco vario e che non rispettasse la stagionalità alimentare.
Seguire per lungo periodo diete fortemente ripetitive, restrittive e a basso contenuto di alimenti vegetali (poiché maggiormente ricchi di microelementi e fibra) può comportare un elevato rischio di sviluppare stitichezza, disbiosi e carenze nutrizionali. Oggi, grazie alla disponibilità di nuovi chelanti del potassio, è possibile elaborare piani nutrizionali con una maggiore varietà di alimenti vegetali.
Recenti evidenze ipotizzano che oltre la quantità, anche l’origine delle proteine giochi un ruolo nel preservare la funzionalità renale:
L’eccessiva assunzione di carne aumenta la produzione di prodotti finali azotati, peggiora l’uremia e può aumentare il rischio di stitichezza con conseguente iperkaliemia dovuta alla tipica bassa assunzione di fibre.
Al contrario, una dieta a predominanza vegetale, quindi ricca di fibre, può portare a variazioni positive del microbioma intestinale, modulando la generazione di tossine uremiche e rallentando la progressione della MRC oltre a ridurre il rischio cardiovascolare per il basso apporto di colesterolo e acidi grassi saturi. Inoltre, una dieta prevalentemente vegetale garantisce un minore introito giornaliero di sodio derivante da alimenti processati, di composti azotati con conseguente minore produzione di ammoniaca e tossine uremiche e un migliore controllo dell’uremia. L’effetto alcalinizzante della dieta plant-based è rinforzato anche dalla maggiore presenza di alcali naturali negli alimenti vegetali che contrastano l’incremento di scorie acide a livello ematico. Un altro aspetto vantaggioso della dieta prevalentemente vegetale consiste nel garantire un migliore equilibrio degli elettroliti calcio e fosforo, grazie al fatto che il fosforo contenuto negli alimenti vegetali è meno assorbibile per la concomitante presenza di fitati indigeribili che si legano ad esso e ne riducono l’assorbimento intestinale. Inoltre, gli alimenti di origine vegetale hanno meno possibilità di contenere conservanti a base di fosforo. Infine, una dieta plant-based ha effetti antinfiammatori e antiossidanti sull’organismo grazie ad una maggiore assunzione di ingredienti antinfiammatori e antiossidanti naturali, tra cui carotenoidi, tocoferoli e acido ascorbico.
La dieta PLANT BASED definisce uno stile alimentare prevalentemente vegetale, che esclude anche alimenti processati industrialmente, trattati, derivanti da eccessivo sfruttamento di risorse e animali, meglio se km zero. Gli alimenti devono essere soprattutto non lavorati, freschi, sani, e ricchi di nutrienti essenziali. Rientrano in questi stili alimentari la dieta Mediterranea, la dieta vegana e la dieta vegetariana.
Nei piani alimentari vengono inseriti un’ampia varietà di alimenti, come:
Il servizio di nutrizione ogni giorno si adopera per elaborare una dieta personalizzata, quindi adeguata ai fabbisogni nutrizionali del paziente, alle indicazioni nutrizionali per la patologia renale e alle migliori evidenze scientifiche in termini di minore mortalità, ridotta insorgenza di comorbidità e basso rischio di obesità e sovrappeso. Inoltre, avere a disposizione più varietà di frutta e verdura, avere la possibilità di incrementarne i quantitativi ci permette di avere una migliore salute del tratto gastro-intestinale. Il consumo di frutta e verdura differenti è dimostrato avere un impatto positivo sulla diversità batterica dell’intestino: il nostro microbiota intestinale. I batteri del tratto intestinale, infatti, sono importanti perché son coinvolti nella produzione di vitamina B 12 e di acidi grassi a catena corta. Questi acidi grassi possono contribuire a migliorare l’integrità della barriera intestinale e d intervengono positivamente anche nella regolazione del sistema immunitario.
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